La società ATM Trapani, partecipata al 100% dal Comune di Trapani, è stata sanzionata con una multa di
50.000 euro per non aver rispettato gli obblighi previsti dalla Legge 68/1999 in materia di
assunzione delle categorie protette. La vicenda rappresenta un caso emblematico che mette in luce
l’importanza della corretta applicazione delle norme sul collocamento obbligatorio dei lavoratori con disabilità.
Cosa è successo: ATM Trapani e la violazione della Legge 68/1999
Secondo quanto emerso, nel triennio 2022-2025 ATM Trapani non avrebbe assunto neanche un lavoratore
appartenente alle categorie protette, pur essendo obbligata per legge.
Il mancato adempimento ha portato all’intervento degli organi ispettivi e alla successiva sanzione.
La società, come tutte le partecipate pubbliche, è tenuta al rispetto degli obblighi di legge relativi
all’inclusione lavorativa dei soggetti appartenenti alle categorie protette, incluse persone con disabilità,
vedove e orfani di guerra o lavoro, vittime del terrorismo e altre categorie tutelate.
Quali sono gli obblighi per le aziende sulla base della Legge 68/99
La Legge 68/1999 disciplina l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità attraverso il sistema
del collocamento mirato. Gli obblighi variano a seconda delle dimensioni aziendali:
- Da 15 a 35 dipendenti → assunzione di 1 lavoratore appartenente alle categorie protette.
- Da 36 a 50 dipendenti → assunzione di 2 lavoratori appartenenti alle categorie protette.
- Oltre 50 dipendenti → quota di assunzione pari al 7% dell’organico complessivo.
Nel caso di ATM Trapani, le dimensioni aziendali richiedevano almeno una unità lavorativa
appartenente alle categorie protette. Non essendosi adeguata, la società è stata giudicata inadempiente.
La sanzione: 50.000 euro per mancato inserimento
La multa da 50.000 euro è stata comminata a seguito dell’accertata violazione dell’obbligo di assunzione.
Questo importo deriva dall’applicazione delle sanzioni amministrative previste per le aziende che:
- non rispettano la quota di riserva prevista per le categorie protette;
- non dimostrano la volontà di regolarizzare la propria posizione;
- non presentano adeguata documentazione sullo stato delle selezioni e delle procedure di inserimento.
Oltre alla sanzione economica, ATM Trapani sarà obbligata ad adeguarsi, attivando le procedure per l’assunzione
di personale appartenente alle categorie protette.
Perché questa notizia è importante
Il caso ATM Trapani non è isolato: ogni anno numerose aziende pubbliche e private vengono sanzionate per mancata
applicazione degli obblighi di inclusione lavorativa. Questa vicenda assume rilevanza per diversi motivi:
1. Riguarda una società pubblica
Le partecipate pubbliche sono spesso considerate un punto di riferimento per le politiche di inclusione.
Una violazione così netta mette in luce criticità gestionali e organizzative e richiama alla responsabilità
gli amministratori pubblici.
2. Riguarda il diritto al lavoro dei soggetti fragili
La Legge 68/99 non è una semplice formalità burocratica, ma una tutela fondamentale che garantisce l’accesso
al mondo del lavoro a persone che incontrano maggiori difficoltà di inserimento. Il mancato rispetto
degli obblighi di assunzione ha quindi un impatto diretto sulla vita delle persone con disabilità
e di tutte le categorie protette.
3. Riguarda il sistema di controlli
Il caso dimostra che gli enti ispettivi stanno rafforzando i controlli su aziende e amministrazioni che non
rispettano la normativa. Le imprese che ignorano questi obblighi rischiano non solo sanzioni economiche, ma anche
ripercussioni in termini di reputazione e rapporti con la pubblica amministrazione.
Cosa rischiano le aziende che non assumono categorie protette
Le sanzioni previste dalla normativa possono includere:
- Sanzioni amministrative giornaliere
Per ogni giorno in cui l’azienda risulta scoperta nella quota di riserva può essere applicata
una penalità economica. - Sanzioni una tantum
Come nel caso di ATM Trapani, può essere applicata una multa per mancato adempimento protratto nel tempo. - Divieto di partecipare a bandi e appalti pubblici
Le aziende inadempienti possono essere escluse automaticamente da gare e procedure ad evidenza pubblica. - Problemi nella certificazione di regolarità
La non regolarità sul collocamento obbligatorio può incidere sulla possibilità di ottenere
certificazioni e attestazioni richieste per operare con la pubblica amministrazione.
Cosa devono fare le aziende per evitare multe
Per essere conformi alla Legge 68/99 e ridurre il rischio di sanzioni, le aziende possono adottare alcune buone pratiche:
1. Verificare il proprio organico
Controllare se si rientra nelle soglie che fanno scattare l’obbligo di assunzione delle categorie protette
e quante unità lavorative sono effettivamente necessarie.
2. Richiedere elenchi aggiornati agli uffici competenti
I Centri per l’Impiego e gli uffici competenti per il collocamento mirato forniscono elenchi
aggiornati di candidati idonei e disponibili all’assunzione.
3. Attivare convenzioni mirate
Strumenti come le convenzioni ex art. 11 della Legge 68/99 permettono di programmare le assunzioni nel tempo,
organizzando percorsi di inserimento graduale e supportato.
4. Monitorare annualmente la situazione
L’obbligo può cambiare in base alle variazioni dell’organico aziendale. È quindi necessario monitorare
periodicamente la propria posizione e aggiornare la documentazione.
5. Fare formazione interna
È fondamentale che ufficio HR, amministrazione e consulenti del lavoro siano informati su scadenze,
obblighi e possibili conseguenze del mancato rispetto della normativa.
La multa da 50.000 euro inflitta ad ATM Trapani rappresenta un monito chiaro e diretto a tutte le aziende –
pubbliche e private – che ancora oggi trascurano gli obblighi previsti dalla Legge 68/99.
L’inclusione lavorativa non può essere considerata un adempimento secondario: è un principio fondamentale di equità, responsabilità sociale e rispetto dei diritti delle persone con disabilità o appartenenti a categorie tutelate.
Le imprese che investono nella compliance normativa non solo evitano sanzioni, ma costruiscono ambienti di lavoro
più etici, moderni e competitivi, migliorando allo stesso tempo la propria reputazione e la relazione con il territorio.



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